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Sicurezza sul lavoro: il contagio biologico è infortunio sul lavoro?

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Il datore di lavoro è tenuto a garantire la tutela della salute dei lavoratori e ad adottare tutte le misure che si rendono necessarie per mettere in sicurezza i luoghi dove avviene la prestazione di lavoro.

È responsabile civilmente e penalmente della sicurezza dei luoghi di lavoro e della salute dei lavoratori.

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Fatta questa premessa e come già ampiamente esposto in precedenti articoli, è bene sapere che durante l’emergenza sanitaria è nata la necessità di regolamentare ulteriormente la sicurezza sul lavoro, in relazione alla possibilità che un dipendente possa contrarre l’infezione da Coronavirus durante la prestazione di lavoro e adire le vie legali per ottenere la condanna del datore che, nell’esercizio della sua impresa, non ha osservato le prescrizioni emanate per contenere la diffusione dell’infezione.

Anche il datore di lavoro che ha adottato le misure necessarie a contrastare la diffusione del virus, in linea con le disposizioni del Governo, le parti sociali e INAIL, rischia di subire un processo penale per lesioni personali colpose e omicidio colposo.

Tuttavia subire un processo non equivale a essere condannati. Il datore che ha provveduto a mettere in sicurezza i luoghi di lavoro adottando opportune misure organizzative per la gestione degli accessi da parte di fornitori, dipendenti e  persone in visita, che ha dotato i lavoratori dei dispositivi di protezione individuale, che ha elaborato programmi di informazione e formazione per la corretta gestione degli spazi comuni e dell’igiene e che ha provveduto alla sanificazione degli ambienti è prosciolto dall’accusa perché, mancando i presupposti affinché sussista la colpa o il dolo, il pubblico ministero può richiedere l’archiviazione del procedimento.

Il disegno di legge “Liquidità” contiene un emendamento che stabilisce che i datori di lavoro che hanno ottemperato a tutte le prescrizioni e sono in regola con i protocolli di sicurezza stabiliti per contenere la diffusione del contagio biologico non sono ritenuti automaticamente responsabili dell’eventuale contagio del dipendente che ha contratto il Covid-19.

L’art. 42, comma 2 del Decreto Cura Italia equiparava il contagio biologico all’infortunio sul lavoro, innescando a carico del datore di lavoro una catena di responsabilità eccessiva.

L’INAIL ha stabilito che il datore di lavoro può ritenersi responsabile del contagio biologico solo nel caso in cui abbia violato l’obbligo di informare e formare i prestatori di lavoro al corretto utilizzo dei DPI in dotazione per prevenire la diffusione del contagio, e non abbia previsto misure organizzative per la gestione degli accessi e degli spazi comuni.

Se invece il datore di lavoro ha rispettato tutte le disposizioni, non ha colpa per l’eventuale contagio del lavoratore.

Cosa fa BOR per regolare le modalità di accesso alle aree?

La Direzione BOR gestisce l’emergenza sanitaria seguendo le disposizioni dei DPCM riguardo le modalità di accesso, ricevimento e assistenza dei dipendenti, dei fornitori esterni e delle persone in visita in azienda, l’informazione e la formazione dei dipendenti sull’uso dei DPI e sull’igiene, sulla gestione delle aree comuni e provvede regolarmente a sanificare gli ambienti di lavoro.

L’accesso all’azienda è gestito da un dispositivo per la misurazione della temperatura e per la rilevazione in tempo reale della presenza della mascherina.

Il dispositivo è stato configurato dal Team di progettazione e sviluppo in modo tale da rilevare/prevedere tutte le casistiche e rispondere con l’azione dedicata: in tutti i casi in cui non vengono soddisfatte tutte le condizioni necessarie per poter accedere ai locali aziendali, il dispositivo segnala l’allarme e nega l’accesso.

La gestione accessi è un servizio che di norma BOR pratica in live per mezzo di impianti di monitoraggio, e rappresenta una delle tante attività garantite dal servizio di portierato virtuale che eroga sfruttando la tecnologia della Tele-presenza.

La gestione accessi è un servizio che BOR pratica in tempo reale e da remoto per mezzo di impianti di monitoraggio, e rappresenta una delle tante attività garantite dal servizio di portierato virtuale che eroga sfruttando la tecnologia della Tele-presenza.

BOR è il primo player nazionale per risultati e soddisfazione dei clienti, noto alle cronache locali per l’attività di dissuasione furti svolta presso le infrastrutture che scelgono di dotarsi della Tele-presenza BOR, ma la realtà è ben più complessa.

Utilizzando un impianto di monitoraggio composto da apparecchiature altamente tecnologiche, BOR è in grado di fornire documentazione (audio, immagini video e foto) in tempo reale di tutti gli eventi che si verificano, perché monitora costantemente i parametri di riferimento impostati e quando un dipendente, un fornitore o una persona in visita tenta di accedere a spazi riservati e inviolabili rileva l’anomalia e interviene per ripristinare i valori di normalità.

L’intervento audio dell’operatore per interdire e/o disciplinare l’accesso alle aree viene messo in pratica in tempo reale dalla piattaforma tecnologica BOR, insieme all’invio di documentazione dell’evento al titolare dell’impianto e agli organi designati per la gestione delle emergenze.

In caso di infortunio, sinistro o contaminazione biologica la documentazione potrà essere esibita in sede giudiziaria come prova documentale.

Se ti è stato utile questo articolo condividilo con i tuoi contatti. Se invece desideri informazioni più dettagliate sull’esclusivo servizio di portierato e guardiania virtuale che svolgiamo in Tele-presenza per il controllo e gestione accessi da remoto, contattaci e richiedi una consulenza gratuita.
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Sicurezza sul lavoro: il contagio biologico è infortunio sul lavoro?
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